mercoledì 23 dicembre 2009

A New York scenderò da questa nave

A me m'ha sempre colpito questa faccenda dei quadri. Stanno su per anni, poi senza che accada nulla, ma nulla dico, fran, giù, cadono. Stanno lì attaccati al chiodo, nessuno gli fa niente, ma loro a un certo punto, fran, cadono giù, come sassi. Nel silenzio più assoluto, con tutto immobile intorno, non una mosca che vola, e loro, fran. Non c'è una ragione. Perché proprio in quell'istante? Non si sa. Fran. Cos'è che succede a un chiodo per farlo decidere che non ne può più? C'ha un'anima, anche lui, poveretto? Prende delle decisioni? Ne ha discusso a lungo col quadro, erano incerti sul da farsi, ne parlavano tutte le sere, da anni, poi hanno deciso una data, un'ora, un minuto, un istante, è quello, fran. [...] È una di quelle cose che è meglio che non ci pensi, se no ci esci matto. Quando cade un quadro. Quando ti svegli un mattino, e non la ami più. Quando apri il giornale e leggi che è scoppiata la guerra. Quando vedi un treno e pensi io devo andarmene da qui. Quando ti guardi allo specchio e ti accorgi che sei vecchio. Quando, in mezzo all'Oceano, Novecento alzò lo sguardo dal piatto e mi disse: "A New York, fra tre giorni, io scenderò da questa nave". Ci rimasi secco. Fran.

Da Nocento, Baricco.

lunedì 21 dicembre 2009

Facebook e competitor nel mondo

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Una mappa per visualizzare la diffusione di Facebook nel mondo e i suoi principali competitor.

Trovato qui. Blog_this_caption

venerdì 11 dicembre 2009

Una strada da qui al mare

Perché nessuno possa dimenticare quanto sarebbe bello se,

per ogni mare che ci aspetta, ci fosse un fiume, per noi. E qualcuno - un padre, un amore, qualcuno - capace di prenderci per mano e di trovare quel fiume - immaginarlo, inventarlo - e sulla sua corrente posarci, con la leggerezza di una sola parola, addio. Questo, davvero, sarebbe meraviglioso. Sarebbe dolce, la vita, qualunque vita. E le cose non farebbero male, ma si avvicinerebbero portate dalla corrente, si potrebbe prima sfiorarle e poi toccarle e solo alla fine farsi toccare. Farsi ferire, anche. Morirne. Non importa. Ma tutto sarebbe, finalmente umano. Basterebbe la fantasia di qualcuno - un padre, un amore, qualcuno. Lui saprebbe inventarla una strada, qui, in mezzo a questo silenzio, in questa terra che non vuole parlare.

Strada clemente, e bella. Una strada da qui al mare.

Da Oceano Mare di Baricco.
Dei versi che avevo sottolineato qualche mese fa, dimenticati e letti ancora una volta ieri. Un libro comprato a 1 euro alle bancarelle vicino Termini. Una strada che mi piaceva sin da piccola, perchè compravo decine di copie di Topolino che divoravo in pochi giorni. Ma è ancora bello passeggiare per quei chioschi e dare un'occhiata ai libri esposti, passati per altre mani, letti, forse amati, e poi ceduti ad altri.

giovedì 10 dicembre 2009

Le aziende parlano itanglese

Ne parlavamo proprio domenica sera con 2 amici. E' impressionante l'uso che si fa di termini inglesi in azienda, anche per parlare di cose che hanno un rispettabilissimo termine corrispondente in italiano. E adesso una ricerca avvalora le nostre rimostranze.
Esempi? Breef, brainstorming, deliverare (orribile!!), e simili, che farebbero rivoltare nella tomba i puristi della lingua, ma che sono ormai entrati nell'uso comune. E chi non li capisce o si rifiuta di usarli? Bè, scontato, è OUT!

mercoledì 2 dicembre 2009

Ho scoperto che...

Ieri è stata una giornata abbastanza piena e interessante. Avrei voluto scrivere subito, ieri sera appena tornata a casa, ma una delle ultime scoperte è stata che quando ti dicono "Basta attaccare il cavetto USB e si connette da solo", succede sempre qualcosa di imprevisto!
Ho scoperto che quello affianco l'ufficio si chiama quartiere Coppedè, dal nome dell'architetto Gino Coppedè che iniziò i lavori nel 1913, e miscelò sapientemente vari stili: dallo stile Liberty al Barocco passando per lo stile classsico.
Ho scoperto che l'autobus n. 3, che passa da Viale Regina Margherita e arriva a Trastevere, ci mette 1 ora (traffico escluso!), ma che ne vale la pena per il percorso particolare e la vista sui Fori e il Colosseo.
Ho scoperto con piacere il Museo dell'emigrazione italiana, nato da un mesetto al Vittoriano. Tra foto, documenti e testimonianze video si racconta la storia degli innumerevoli Italiani che hanno scelto, o sono stati costretti, a ripensare una vita all'estero, per sè e la propria famiglia. Ho rivisto in quelle testimonianze la storia della mia famiglia, il lungo viaggio, i sacrifici, la discriminazione subita dalla popolazione locale, ma allo stesso tempo mi convinco che il popolo italiano ha decisamente la memoria corta.
Ho scoperto che l'idea del mio futuro non mi mette angoscia, e che sono abbastanza ottimista, nonostante tutto, e nonostante mi riconosca abbastanza nelle parole della lettera scritta da Celli.
Ho scoperto che l'idea di quella birra che vorrei proporre mi stuzzica e non mi mette l'ansia, solo voglia di passare una serata come qualche mese fa, senza complicazioni..